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138 le confessioni d’un ottuagenario.


meglio colpito, non hai che a fidarti di loro. Io mi portai sempre dietro per lunghissimi anni un museo di minutaglie di capelli, di sassolini, di fiori secchi, di fronzoli, di anelli rotti, di pezzetti di carta, di vasettini, e perfino d’abiti e di pezzuole da collo che corrispondevano ad altrettanti fatti o frivoli, o gravi, o soavi, o dolorosi, ma per me sempre memorabili della mia vita. Quel museo cresceva sempre, e lo conservava con tanta religione, quanta ne dimostrerebbe un antiquario al suo medagliere. Se voi, lettori, foste vissuti coll’anima mia, io non avrei che a far incidere quella lunga serie di minutaglie e di vecchiumi, per tornarvi in mente tutta la storia della mia vita, a mo’ dei geroglifici egiziani. E per me io la leggo in essi tanto chiara, come Champollion lesse sulle Piramidi la storia dei Faraoni. Il male si è, che l’anima mia non diede mai ricetto al pubblico, e così per metterlo a parte de’ suoi segreti, come le ne è venuto il talento, la deve sfiatarsi in ragionamenti e in parole. Me lo perdonerete voi? - Io spero di sì; almeno in grazia dell’intenzione, la quale è di darvi qualche utilità della mia lunga esperienza: e se cotale opera mi è di alcun diletto o sollievo, vorreste ch’io me ne stogliessi per una pretta mortificazione di spirito? — Lo confesso, non son tanto ascetico. —

Il fatto si è, che quei simboli del passato sono nella memoria d’un uomo, quello che i monumenti cittadini e nazionali nella memoria dei posteri. Ricordano, celebrano, ricompensano, infiammano: sono i sepolcri di Foscolo, che ci rimenano col pensiero a favellare coi cari estinti: giacché ogni giorno passato è un caro estinto per noi, un’urna piena di fiori e di cenere. Un popolo che ha grandi monumenti onde inspirarsi, non morrà mai del tutto, e moribondo sorgerà a vita più tranquilla e vigorosa che mai: come i Greci, che se ebbero in mente le statue d’Ercole e di Teseo nel resistere ai Persiani di Serse, ingigantirono poi nella guerra contro Mahmud, alla