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tempo della perdurante sapienza civile, allora poi che questa e quella eransi perdute nell’ignavia universale, i meglio pensanti si accontentavano di fidare nella Provvidenza. Ciò era compatibile in una vecchia, non in un Senato di governanti. Ognuno sa che la Provvidenza coi nostri pensieri, coi nostri sentimenti, colle nostre opere matura i proprii disegni; e a volersi aspettar da lei la pappa fatta, era o un sogno da disperati o una lusinga proprio da donnicciuole. Perciò quando la Badoer cadeva in questa bambolaggine di speranza, Lucilio non potea far a meno di scuotere il capo; ma lo scoteva mordendosi le labbra e frenando un sogghignetto che gli scappava fuori dagli angoli, rimpiattandosi sotto due baffetti sottili e nerissimi. Scommetto che le riforme dell’Imperatore e la malora di S. Marco non gli spiacevano tanto come voleva mostrarlo.

La conversazione non si aggirava sempre sopra questi altissimi argomenti; anzi li toccava molto di rado e in difetto di argomenti più vicini. Allora i vapori, i telegrafi e le strade ferrate non avevano attuato ancora il gran dogma morale dell’unità umana; e ogni piccola società relegata in se stessa dalle comunicazioni difficilissime, e da una indipendenza giurisdizionale quasi completa, si occupava anzi tutto e massimamente di sè, non curandosi del resto del mondo che come d’un pascolo alla curiosità. Le molecole andavano sciolte nel caos, e la forza centripeta non le aveva condensate ancora in altrettanti sistemi, ingranati gli uni negli altri da vicendevoli influenze attive o passive. Così gli abitanti di Fratta vivevano, a somiglianza degli Dei di Epicuro, in un grandissimo concetto della propria importanza; e quando la tregua de’ loro negozii o dei piaceri lo consentiva, gettavano qualche occhiata d’indifferenza o di curiosità a destra o a sinistra, come l’estro portava. Questo spiega il perchè nel secolo passato fosse tanta penuria di notizie statistiche, e la geografia si per-