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cenni biografici d’ippolito nievo. iii

alle pene ed ai supplizi, in quella trista epoca si largamente profusi dall’austriaco governo.

Pure venne un punto in cui si vide per tal modo vigilato e compromesso, che aderì al desiderio de’ suoi trasferendosi tacitamente in un loro ameno possedimento nella campagna friulana, dove condusse una vita tanto isolata, che corse voce si fosse recato fuori d’Italia.

Quei mesi, tolti per necessità alle agitazioni patriottiche, egli li dedicava interamente allo studio, di cui sempre più gli cresceva l’amore.

Pareva presentisse che i suoi anni erano contati, nè doveva perdere infruttuosamente uno solo di quei giorni preziosi!

Scemati alquanto i rigori polizieschi, si recò a Padova per compiere in quella Università la carriera legale. Incominciò allora a pubblicare sull’Alchimista Friulano, giornale reputatissimo nelle venete provincie, perchè redatto dagli egregi Valussi, Giussani e Ciconi, alcune sue poesie, fra il critico e l’umoristico, le quali arieggiavano il fare del Giusti, uno degli autori prediletti dal Nievo. Queste poesie lo fecero in breve conoscere ed apprezzare per tutto il Veneto, e nel chiudersi del 1852 venivano raccolte in un bel volumetto, di cui si fecero cento soli esemplari, e nella dedica del quale si leggevano le iniziali della prima e più cara amica del giovane poeta.

Egli studiava indefessamente e scriveva. Compose un Dramma, Il Galileo, che ottenne in quell’anno un successo, più che di effetto di stima, nelle scene di Padova, ma che, se mancava di quel certo colorito d’onde rampollano gli effetti teatrali, indispensabili alla felice