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testimonianza d’alice. 177

“Non l’ho aperto ancora,” disse il Coniglio bianco, “ma sembra una lettera, scritta dal prigioniere a — a qualcheduno.”

“Dev’essere così,” disse il Re, “salvo che sia stata scritta a nessuno, ciò che non si fa generalmente.”

“A chi è indirizzata?” domandò uno de’ giurati.

“Non ha indirizzo di sorta,” disse il Coniglio bianco: “di fatti non c’è scritto nulla al di fuori.” E spiegò il foglio mentre parlava, e soggiunse, “Somma tutto non è punto una lettera; è un accozzaglia di versi.”

“Son dessi scritti dalla mano del prigioniere?” domandò un giurato.

“Nò, non lo sono,” rispose il Coniglio bianco, “ed è questa la più strana di tutte le cose.” (I giurati si riguardarono confusi).

“Forse egli ha imitata la scrittura di qualcheduno,” disse il Re. (Quì i giurati si rasserenarono).

“Maestà,” disse il Fante, “non li ho scritti,