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libro quarto 187

Il delfino disse: Amico, chi era cotesto Lambacarna? e come mai, pur avendo veduto il pericolo, morì? Fammi tu saper tutto ciò. — Il scimio disse:

Racconto. — Abitava una volta in un paese selvoso un leone di nome Caralachesa, del quale era ministro uno sciacallo di nome Dusaraca che sempre gli andava dietro. Un giorno, combattendo il leone con un elefante, n’ebbe ferite tanto gravi alla persona che non poteva metter piede innanzi a piede; e però, da che egli non poteva muoversi, Dusaraca, tormentato dalla fame, sentivasi venir meno. Un giorno, egli disse al leone: Signore, io sono afflitto dalla fame né posso muover piede innanzi a piede. Come dunque posso far l’obbedienza mia? — I! leone disse: Va tu e cercami qualche animale perchè io, benché venuto in questo stato, lo uccida. — Udito ciò, lo sciacallo, facendo sue ricerche, se ne venne presso un villaggio vicino, laddove egli scorse un somaro di nome Lambacarna che a fatica, sulla sponda d’uno stagno, si mangiava i rari germogli dell’erba durva1. Quando gli fu vicino, gli disse: Zio, ti venga il mio saluto d’ossequio! Da gran tempo non li sei fatto vedere! Dimmi adunque come mai sei venuto a questo stato di debolezza? — Lambacarna disse: 0 nipote mio, che devo dire? Uno spietato di lavandaio mi opprime con carichi immani e non mi dà nemmeno una manata d’orzo, e però io qui mi mangio soltanto questi germogli fangosi di durva. Come potrei io esser ben nutrito di corpo? — Lo sciacallo disse: Zio, se così è, vi è pure un luogo dilettoso, vicino a un fiume, tutto vestito di cespi d’erbe del color dello smeraldo. Andando là, tu starai con me godendo della felicità dell’intrattenerti in piacevoli discorsi. — Lambacarna disse: Nipote mio, tu parli bene; ma noi che siamo animali del villaggio, siam la preda degli animali delle selve. Che mi farei dunque di quel tuo luogo ameno? — Lo sciacallo disse: Non dir così, zio! Quel luogo è difeso dalla sbarra del braccio mio, e però non ci può entrare nessun altro. Anzi vi sono tre asinelle da marito che già alla stessa tua maniera erano vessate dal lavandaio. Esse, ben nutrite come sono, per baldanza giovanile, mi hanno detto: «Se tu sei veramente il nostro zio materno, andando a qualche villaggio, menaci qui un buon marito». Per ciò appunto io ti voglio menare a quel luogo. Come ebbe udito quelle parole dello sciacallo, Lambacarna, preso nelle membra dal fuoco dell’amore, rispose: Amico, se così è, entrami innanzi e rechiamoci là subitamente. Intanto, si suol dir a proposito:


Ambrosia qui non è, non è veleno,
Tranne una bella dal ricolmo seno,

Per cui si viva essendo insiem congiunti,
Per cui si muoia essendone disgiunti.


E poi:


Cosa è stranissima
Che non precipiti


Alcun che incontrasi
Nell’occhio vivido

  1. Nome d’un’erba indiana.