Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/190

182 novelle indiane di visnusarma

sulla schiena! — Fatto cotesto, il scimio, al vedere il delfino andar per il mare profondo, tutto spaventato della mente, gridò: Andiamo adagio adagio, o fratello! Il corpo mio già si sommerge nelle onde! — Udendo ciò, il delfino pensò: Costui, capitato confò in quest’acque profonde, è in mio potere. Egli ornai non si può più allontanare d’un grano di sesamo da che m’è salito sulla schiena. Io perciò gli dirò ora qual sia il mio divisamente perché egli si raccomandi al suo dio protettore. — Poi disse ad alta voce: Amico mio, sappi che, dopo che ho acquistato la tua fiducia, ecco che io, per sollecitazion di mia moglie, ti meno alla morte. Perciò, raccomandati ora al tuo dio proiettore. — Il scimio disse: 0 fratello, quale offesa ho fatta io a te o a lei perché tu abbi pensato al modo di uccidermi? — Il delfino disse: Ecco, le è venuta voglia, essendo gravida, di mangiar del tuo cuore che dev’essere dolce a gustare come il succo di quei frutti d’ambrosia. Perciò appunto è accaduto tutto questo. — Allora, con mente pronta alla risposta, il scimio disse: Oh! se è così, amico mio, allora perché non m’hai detto là tutto ciò intanto che io sempre tengo il cuor mio ben nascosto in un buco dell’albero dei pomi rosati? Certo! che io lo porterò a mia cognata! Ma tu perché mi vuoi menare là privo di cuore come sono? — Udendo questo, il delfino tutto allegro disse: Amico, se così è, fammi tu avere il tuo cuore perché quella povera moglie mia, mangiandone, si levi dal lungo digiunare! Io intanto ti ricondurrò sotto l’albero dei pomi rosati. — Così avendo detto, voltatosi indietro, se ne venne ai piedi dell’albero dei pomi rosati. Il scimio allora, come ebbe mormorato alcune parole di preghiera e di adorazione agli Dei, afferrò la sponda, indi, balzato con un lungo salto sull’albero dei pomi rosati, pensò fra sé: Intanto, io ho salvato la mia vita. Però giustamente si suol dire:


Di tal che non si fida,
Non ti fidar tu mai;
Anche in tal che si fida,
Tu fede non porrai.


Timor che da fiducia
D’un tratto germogliò,
Alla fè le radici
D’un subito troncò.


Davvero! che questo dì è il giorno del mio tornare alla vita! — Mentre egli così pensava, il delfino disse: Amico, dammi adunque il cuore perché tua cognata, mangiandone, si levi dal suo lungo digiuno. — Ma il scimio ridendo e facendosi beffe di lui, rispose: Cibò! oibò! sciocco e traditor della fede! E chi è mai che abbia due cuori? Vattene via adunque sùbito di sotto da quest’albero e non tornarvi mai più. Perchè è stato detto:


Quei che riconciliarsi anche tentò
Amico che una volta si crucciò,


Come mula che osava concepir,
Merita in issofatto di morir. —


Udendo cotesto, il delfino, tutto vergognoso, pensò fra sè: Oh! perché mai io, sciocco! gli ho fatto sapere il mio disegno? Oh! se almeno per oggi ancora potrò indurlo a fidarsi di me, io anche più farò di crescergli la fiducia! — Allora disse: Amico, colei, veramente, non sa che farsi del tuo cuore, e io t’ho parlato così per ischerzo, come per far prova delle incli-