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144 novelle indiane di visnusarma

hanno da fare i messaggieri. Mandisi adunque là presso lo stagno. Intanto, è stato detto:


Non avido, leggiadro ed eloquente,
In ogni ramo del saper versato

E del pensiero altrui bene intendente,
Tal del principe mandisi il legato.


Ancora:


Di tal che in portinaio
D’un re s’abbatterà,
Bugiardo parolaio,
Pieno d’avidità


E stolido di mente,
Indubitatamente
Non toccheranno guari
A lieto fin gli affari.


Cerchisi adunque, se mai egli vorrà andare alle nostre parole. — Altre allora dissero: Oh! cotesto è stato detto a proposito! Non c’è altro spedante per la nostra salvezza. Però si faccia, e, come sarà stato cercato, si mandi Lambacarna. — Fattosi tutto ciò, Lambacarna, messosi per la via degli elefanti, quando vide il loro re che veniva allo stagno tutto attorniato da migliaia di capi di schiere, così pensò: È impossibile che costui possa accontarsi con uno della nostra specie, e la cagione è stata detta in ciò che «Sol che ti tocchi, un lionfante t’ammazza». Io perciò mi farò vedere a lui da un luogo inaccessibile. — Così avendo divisato, salito sopra un collicello alto e non accostabile, così gridò verso il signore della schiera: O elefante malvagio, perchè mai con tanto sfrontato ardire vieni tu a questo stagno? Torna indietro! — Udendo ciò, l’elefante, con mente stupita, rispose: Oh! chi sei tu? — E l’altro disse: Io sono il lepre di nome Vigiayadatta che abita nel disco della luna. Ora son stato mandato a te dalla luna beata in qualità di messaggiero. Tu sai che a messaggiero che parla per il dover suo, non si deve fare alcuna colpa. Tutti i re così parlano per bocca dei loro messi. Intanto, è stato detto:


Anche allora che l’armi son levate

E de’ congiunti uccidonsi le schiere,


Anche se dure cose egli ha parlate,
Da un re mai non si offende il messag-

[giere. —



Avendo udito cotesto, l’elefante disse: O lepre, dimmi adunque il comando della luna beata, perchè sùbito si faccia. — E la lepre disse: Nei giorni passati, venendo qui con la tua schiera, tu hai ammazzato molte lepri. E non sai tu forse che sono quelli i miei sudditi? Che se hai tu qualche utilità della vita, tu per tuo bene non ritornar mai più a questo stagno. Tale è il comando. — L’elefante allora disse: Ma dove sta ora la beata luna regnante? — E la lepre disse: Essa è ora qui nello stagno, venuta a consolare le lepri state maltrattate dalla vostra schiera e superstiti alla morte; io intanto son stata mandata qui da te. — L’elefante disse: Oh! vieni tu adunque, vieni tu sola con me, acciocchè tu me la faccia vedere! — Per questo, la lepre, al sopravvenir della notte, menato con sè l’elefante e postolo là sulla sponda dello stagno, gli fece vedere l’immagine della luna nel mezzo dell’acqua; allora disse: Ecco là, in mezzo dell’acqua, la nostra signora assorta in profonda meditazione. Tu pertanto, fattole un