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libro secondo 101

Ancora:


Nessuno si confidi
In tal che non si fida;
Nessuno si confidi
In tale che si fida,


Chè il rischio che rampolla
Sempre dal confidare,
Anche l’ime radici
È solito guastare.


E poi:


Chi mai non fidasi,
Anche se debole,
Non si fa uccidere
Da alcun malevole
Di gran poter.


Quei che si fidano,
Anche se validi,
Spesso si vedono
Sotto ai più deboli
Morti cader.


Ma intanto:


Bene operar secondo Visnugupta,
Non si fidar secondo Vrihaspàti,

Procacciarsi, secóndo il Briguide,


Gli amici, del ben vivere la norma
Ecco che in parti tre si suddivide1.


E poi:


Di ricchezze sterminate
Ben che ricco possessore,
Chi si fida degli amici


E di donne senz’amore,
Ben può dir che di sua vita
La carriera ha già finita. —


Udendo cotesto, Lagupatanaca non rispose, ma pensò: Oh! gran sapienza di costui nelle regole della vita! Davvero! che io sempre più son voglioso della sua amicizia! — E disse: O Hiraniaca,


Soglion dire i sapïenti
Che dei buoni l’amicizia
Sette numera elementi.


Tu però quest’amicizia
Fa con me una buona volta
E un mio detto intanto ascolta!


Stando nella tua fortezza, tu sempre, poichè non ti fidi di me, dovrai intrattenerti meco a discorrere di virtù e di difetti. — Udendo ciò, Hiraniaca pensò: Questo Lagupatanaca mi sembra esser dotto nei suoi discorsi e dicitor del vero, e però è utile che si faccia amicizia con lui, chè sarà bello lo stare insieme in piacevoli discorsi. — E disse: Se così è, facciasi amicizia con te, eccetto però che tu non metterai mai piede in casa mia. Perchè è stato detto:


Timido timido
Incominciando,
Adagio adagio
Sul suol strisciando,
Poscia con impeto


Forte assaltando,
Ogni nemico
Così s’adopra
Come la man dei zerbinotti, quando
Le donne per le membra van tastando. —


Udendo ciò, il corvo disse: O caro, se così è, sia pure così. E da quel giorno ambedue là se ne stettero godendo della felicità dello stare a ragionare insieme, e passarono il tempo facendosi scambievoli servigi. Lagupatanaca procacciava per Hiraniaca certi ghiotti pezzetti di carne, e

  1. Qui son ricordati tre supposti scrittori di cose morali, Visnugupta o Cianachia, Vrihaspati e il Briguide, cioè Râma figlio di Brigu (Bhrigu).