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Alla pagina 3 si legge questo periodo, riportato

da due lezioni pubblicate dal Sorio fra gli Atti dell’ Istituto veneto, volume V, serie III: « Ho detto che io temo, non essere di Bono Giamboni il volgarizzamento di questo libro VII; ed a sospettarne m’induce, il vede’* avere frainteso scapestratamente r originale il traduttore toscano in questo libro troppo pili spesso che Bono Giamboni non fece a gran pezza nel resto dell’opera, ed averlo franteso di quelle voci medesime e di quelle frasi che furono bene intese e tradotte nel resto dell’ opera da Bono Giamboni. Senza che il ms. Ambrosiano, ed un ms. simile, ma più antico forse d’ un secolo, or posseduto dal prof. Roberto De Visiani, questi due mss. del Tesoro volgarizzato da Bono Giamboni ambedue sono mancanti del libro VII intero. Questa è una mia congettura, che ciò che può valer vaglia. »

Divisai di investigare quanto sia fondata sulla verità questa congettura del Sorio. Molto debbo anche al Sorio, degli studii del quale editi e inediti non poco mi giovai nella mia correzione di tutto il Tesoro; ma secondo il motto antico di M. Tullio, ed, assai prima di esso, della ragione, più di Platone, e di qualunque filosofo, dobbiamo essere amici del vero. Veniamo dunque a noi.

La mancanza del settimo libro del Tesoro nel ms. della biblioteca Ambrosiana di Milano, studiato dal Sorio, non veggio prima di tutto come possa provare, che Bono Giamboni non l’ abbia volgarizzato. Se quel ms. fosse autografo del Giamboni, proverebbe solamente, eh’ egli in quell’occasione lo om-