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empedocle | 213 |
sorella, o figlia, some dice Ieronimo; il proemio in fallo, ma le guerre persiche volendo, per non essere finite. E racconta in generale che e’ scrisse e tragedie e opere politiche. Eraclide di Serapione crede le tragedie di un altro; Ieronimo assevera essersi abbattuto in quaranta tre sue tragedie; ma Neante dice, che e’ scrisse tragedie da giovane, e che esso pure s’abbattè in quelle da poi. Narra Satiro, nelle Vite, che fu medico ed oratore ottimo. Però fu suo discepolo Gorgia leontino, uomo superiore agli altri nella retorica, e che ce ne trasmise l’arte, il quale, secondo Apollodoro, nelle Cronache, visse nove anni oltre i cento.
IV. Satiro dice affermare costui di essersi trovato presente mentre Empedocle faceva incantamenti; ed esso stesso vantarsi ne’ suoi poemi di questo e di più altre cose, per le quali scrive:
Quanti farmachi son della vecchiezza
E dei mali rimedio imparerai,
Che queste faccio tutte cose io solo
Per te. Tu calmerai d’assidui venti
L’ira, che irrompon sulla terra e i colti
Co’ lor soffj ne struggono; e di nuovo,
Se in tuo voler sarà, ricondurrai
I venti domi; e dalla nera pioggia
Il conveniente all’uom secco trarrai;
E produrrai dalla secchezza estiva
Nutritori di piante i gran rovesci
Che imperversan la state. E l’uom già morto
Richiamerai dall’Orco a forza.
V. Scrive Timeo, nel decimo ottavo, che Empedocle