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CAPO II.


Senocrate.


I. Senocrate di Agatenore era calcedonio. Giovinetto udì Platone e peregrinò seco in Sicilia.

II. Fu d’ingegno tardo per modo che si racconta aver detto Platone, paragonandolo ad Aristotele: Quegli ha bisogno di sprone, questi di freno — e, con qual cavallo qual’asino striglio io!

III. Del resto Senocrate era grave, e sempre d’aspetto burbero a segno che Platone gli ripetea del continuo: Senocrate sacrifica alle Grazie. — Visse il più nell’Accademia; e se talvolta dovea recarsi in città, dicono che, al suo passaggio, la plebe tumultuante e procace si ritraeva. Dicono parimente che un giorno anche Frine la cortigiana volesse tentarlo, e come inseguita da alcuni si rifuggisse nella di lui casetta; ch’egli per compassione accoltala, e non avendo che un letticciuolo, le concedesse, pregandolo essa, di seco coricarsi; ma che da ultimo se ne andasse, dopo molto eccitarlo, senza nulla ottenere; affermando a chi ne la interrogava che non da un uomo, ma da una statua era uscita. — Altri raccontano che gli scolari ponessero Laide a giacere con lui, e ch’ei fosse tanto continente da farsi non di rado tagli e scottature al pene.