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per animosità verso di questo. Platone poi non mai fa ricordanza di lui ne’ suoi libri, fuorchè in quello dell’Anima e nell’Apologia.

XXV. Dice Aristotele essere la forma de’ suoi discorsi tra il poema e la prosa. — Favorino racconta in qualche luogo che Aristotele solo si rimase con Platone, quando leggendo questi il suo dialogo dell’Anima, tutti gli altri si alzarono. — Affermano alcuni che Filippo opunzio abbia trascritte le sue leggi che erano in cera; e tengono che anche l’Eponima fosse sua. Euforione poi e Panezio raccontano di aver trovato più volte mutato il principio della Repubblica, la qual Repubblica, dice Aristosseno, sta scritta quasi che tutta nelle Contraddizioni di Protagora. — Il primo libro ch’ei compose fu il Fedro; ed è quistione se abbia qualche cosa di giovanile; ma Dicearco biasima al tutto quella maniera di scrivere, siccome noiosa.

XXVI. Narrasi che avendo Platone veduto uno giuocare a’ dadi ne lo riprese, e che dicendogli costui come per poco il riprendea, soggiunse: Non è poco la consuetudine. — Interrogato se, al pari di chi lo precesse, alcune cose sue saranno memorabili, rispose: Prima è da acquistarsi un nome, poi molte saranno. — A Senocrate, venuto un giorno per visitarlo, disse di bastonargli un giovine schiavo, perchè ei noi potea, essendo in collera. — Anche ad uno de’ suoi giovini schiavi disse: Ti avrei battuto se non fossi in collera. — Salito a cavallo subito ne discese, dicendo temere nol pigliasse un orgoglio cavallino. — Agli ubbriachi consigliava specchiarsi, poichè cesserebbero da siffatta bruttura. — Di-