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Finchè suo padre era vissuto, la loro solitudine in due le era parsa la più squisita estrinsecazione di una vita che aveva per meta l’ideale. Collaboratrice intima di lui, regina e prigioniera nel loro piccolo alveare, quell’occulto lavoro di preparazione che avrebbe diffuso nel mondo tanto balsamo per le anime era tutto il suo orgoglio, tutta la sua gioia. Altri distribuiscono il bene nella forma concreta di cibo al corpo od all’intelletto; ella amava invece la distillazione primitiva che non è ancora miele ma succo di fiore. Di un’anima, di un’anima aveva bisogno!

Ed ecco che in quel rinnovamento della primavera, compiendo il suo ventunesimo aprile, Anna aveva attirata la sorella sul terrazzo tenendola stretta al fianco con sollecitudine materna, mentre dentro di lei l’angoscioso desiderio la faceva tremare di tenerezza.