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gere ad essa quel tanto appena di rumore mondano filtratovi come attraverso una selezione.

Durante quattro mesi Milano si era appaselonata per il giovine pittore che nessuno conosceva, ed ora, volgendo la fine di luglio, avvicinavasi il giorno della premiazione. Flavio l’aspettava senza paura e senza speranza, già pago dell’interesse suscitato dal suo lavoro in quel pubblico da cui solo potevano scaturire le commozioni più profonde che l’artista sogna.

— Eppure — disse Elvira la sera prima del gran giorno — sarebbe una bella cosa ottenere il premio.

— Perchè? — fece Flavio distratto.

— Il giudizio del pubblico non è alla fine che un giudizio di ignoranti, mentre il verdetto di una Commissione intelligente e competente....

— No, no — andava mormorando Flavio disteso a corpo perduto sopra una sedia a bilico nell’ombra della glicine.