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nando così sollecitamente rivedeva la ragione delle pecunie spese, e con involgimento di parole gli amici, a’ quali egli si era obbligato, tirava in estrema povertà.

Pag. 53. «Assai è detto quello che io abbia tenuto, e perchè io mi sia partito: posto che niente ti sia occulto, stando ancora me costì.» Lo sproposito di tenuto, in vece di temuto, è tutto del Gamba: perchè il codice marciano ha temuto, e temuto ha la stampa del Biscioni. Credo che sicura possa esser anche la correzione: posto che niente ti fue occulto, stando ancora me costì.

Ivi. « Non sempre, non in ogni luogo si trovano pazzi, ed appresso a’ quali sia gran copia di ladroni (forse lodatori?) e povertà di consiglianti.» Quell’ed prima di appresso è certo un mal regalo de’ copisti.

Ivi. «Ma vegnamo dove è il desiderio, che nel sangue, che nella schiatta di Troia vede costui di nobiltà, più che nel suo, o in altro qual più gli piace.» Egregiamente il Gamba nell’errata-corrige ha emendato così: Ma vegnamo dov’è il desiderio. Che nel sangue, che nella schiatta di Troia vede costui di nobiltà, più che nel suo o in altro qual più gli piace? Ma non sarebbe forse meglio a dire, più che nella sua (cioè schiatta), o in altra qual più gli piace?

Pag. 54. «Crede ognuno che ha sana mente, ed io, da perfetto creatore le anime di tutti essere create perfette.» Forse può essere la vera lezione: Crede ognuno che ha sana mente, da Dio, perfetto creatore, le anime di tutti essere create perfette.

Ivi. « Ma de’ corpi, benchè da uno medesimo martello e da uno medesimo ordine sieno fabbri-