Pagina:La lettera di G. Boccaccio al Priore di S. Apostolo.pdf/38


37

aver dette, e me, se io temessi, avere renduto scusato:» Forse meglio, avrei renduto scusato.

Ivi. «Ma acciocchè di questa parte alcuna cosa rimasa non esaminata (oltra le cose che dal suo Coridone sono sute date a credere al tuo Mecenate) non resti, altro da molti gli è attribuito.» È curioso che il Gamba, nell’errata-corrige, ha tolto la virgola dopo non resti, e postala dopo altro.

Pag. 49. «La virtù abituata nell’animo, per la quale meritamente l’uomo è detto virtuoso, persevera, e non d’uno atto quasi compiuto usa l’ufficio suo.» Confesso che non intendo bene il valore di questa sentenza: ma l’intenderò, se in vece verrà emendata così: La virtù abituata nell’animo, per la quale meritamente l’uomo è detto virtuoso, persevera: e non, uno atto quasi compiuto, cessa l’ufficio suo.

Ivi. «Altri vogliono questo suo essere magnifico, perchè al nome suo paia rispondere la virtù, perciocchè lui chiamate Grande per cagione dello ufficio: la qual virtù non s’aggiugne a popolaresche spese, perocchè ella è piuttosto de’ grandissimi uomini che di altri.» Dee dirsi questo tuo, cioè questo tuo signore: e quindi scriverei così: Altri vogliono questo tuo essere magnifico, perchè al nome suo paia rispondere la virtù (perciocchè lui chiamate grande per cagione dello ufficio): la qual virtù ec.

Ivi. «Adunque, conciassiacosachè intorno alle cose di grande spesa solamente s’attenda, è cosa del magnifico, come tu sai, saviamente spendere grandi cose: e per cagione di bene, e con diletto grandissimi conviti spesseggiare, donare grandissimi doni, forestieri grandemente spendendo ricevere,