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parecchie mura.» Che sono queste parecchie mura? Credo che abbiasi a dire con vecchie mura, accusandosi qui, secondo il solito, di sordida avarizia il gran siniscalco, quasi nella fabbrica della Certosa di Firenze si fosse giovato di vecchi materiali.

Ivi. «Oh stultizia da ridere! Che è aver pensato questo, non che averlo a lui dato a credere, essendo una picciola frasca?» Scrivasi: O stultizia da ridere che è aver pensato questo, non che averlo a lui dato a credere, essendo una picciola frasca!

Ivi. « Tu nondimeno, che continuamente gli se’innanzi, e se’ fatto partefice di tutt’i suoi segreti, togli dagli occhi suoi questa nebbia, acciocché per innanzi non tolga e non tenga quello de’ poveri, per conferirlo dove non aggiugne, nè aggiugnerà dove desidera.» Credo che debba dire: per conferirlo dove non aggiugne nè aggiugnerà, com’è’ desidera.

Pag. 40. « Se sono gittati in terra, o tranghiottiti dalla terra, perisce con l’edificio la fama dello autore; ed a questo molte cose pongono aguati: i tremuoti, gli aprimenti della terra, le saette, gli ardori del sole, le piove, i ghiacci, le radici degli alberi; e se è gravità soprapposta, il venir meno la terra di sotto, gli odii degli uomini, e l’avarizia, e la vecchiaia non mollo di lunge.» Dopo la fama dello autore porrei un punto. Poi scriverei: le radici degli alberi, e, se è gravità soprapposta, il venir meno la terra di sotto, e gli odi degli uomini ec.

Ivi. « A’ quali se le dette cose pure perdonano, e promettono ch’elle pur perseverino in lunghissi-