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posito. Veggano i pratici di queste cose se la lezione per avventura potesse esser questa: A quelli che in quella casa reale entravano, tessuta di travi dorate, coperta di bianco elefante, trista battaglia con le cose contrapposte facevasi al vedere, al gusto e all’udito. Si vedeva in un canto una lucernuzza di terra con un solo lume mezzo morto, siccome quella ch’era con poco olio: della vista trista e continua battaglia.

Ivi. «Dall’altra parte era una tavoletta di grosso e putido canovaccio da’ cani ovvero dalla vecchiaia tutto roso, non da ogni parte pendente, e non pienamente coperta, e di pochi e nebbiosi ed aggravati bicchieri fornita.» Non so che sieno i bicchieri aggravati: quantunque abbia loro dato corso anche la crusca là dove al vocabolo nebbioso reca questo esempio. Forse dovrà dire aggravanti, o sia pesanti: o meglio gravosi, cioè che rendono mal odore (graveolentes); della qual parola il Cesari ed il Manuzzi non hanno trovato che la sola autorità dell’Alamanni. Il passo ci è anche dato dal Gamba con pessima ortografia, la quale emenderei così: Dall’altra parte era una tavoletta, di grosso e putido canovaccio (da’ cani, ovvero dalla vecchiezza, tutto roso, e non da ogni parte pendente) non pienamente coperta ec.

Ivi. «E di sotto alla tavola, in luogo di panca, era uno legnerello manco d’un piè; credo nondimeno che questo fosse fatto avvedutamente, acciocchè accordante in sul riposo di coloro che sedeano, con la letizia delle vivande agevolmente non si risolvessono in sonno.» Avrà forse saputo il Gamba che cosa dir voglia questo acciocchè