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la leggenda di tristano |
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sí si spezzavano tutti gli loro scudi, l’uno a l’altro, in braccio.
E combattuto che ebbero grande pezza, sí si riposano dello
primo assalto. E al secondo mettono mano alle loro spade;
e tutte loro arme sí veniano tagliando in dosso sí e per tale,
che grande parte di loro armadure giaceano alla terra. E combattendo in tale maniera, nello terzo assalto ciascuno avea
fedite assai; e delle loro carni si vedeano grandi parti ignude
e tinte del sudore e di sangue. E nello quarto assalto gli loro
cavagli non si sostenevano in istante; e l’uno si maravigliava
forte de le forze de l’altro, non per tanto che ciascuno feriva
bene e vigorosamente. L’Amoroldo colla grande prodezza ferí
allora Tristano con grande forza sopra de l’elmo, che tutto lo
fece inchinare. Allora l’Amoroldo disse: «Tristano, Tristano,
or come ti stae la testa? io ti farò sentire che la mia spada
è piú smisurata che la tua». E allora Tristano, pieno di grande
vigoria, sentendosi dare lo grande colpo sopra la testa, tutto
allora si ristrinse in sé, per volere lo detto colpo amendare,
e impugnò lo suo brando con mal talento, e sí fiere lo Amoroldo di tutta sua possa e forza sopra dello elmo; e fue sí
grande e avenente e forte lo colpo, che l’elmo tutto gliele
profonde, e passagli la cuffia del ferro, e méttegli lo brando
nella testa. E allo tirare del colpo, la spada sí si spezza presso
alla punta; sicché alquanto della punta rimase della detta
spada allo Amoroldo nel cervello; e per forza del gravoso
colpo, l’Amoroldo cadde in terra disteso, e chiamava mercé
a Tristano, che non lo tragga a fine; e a lui egli si chiama
per vinto. E appresso rifiuta ogni tributo, il quale egli addomandar potesse allo re Marco, o torto o ragione ch’egli avesse.
E Tristano, sí come gentile cavaliere, per cortesia sí gli perdona, che non lo trae a fine; e sí lo prende e mettelo nella
sua navicella; e poi la sospinse per l’acqua quanto piú puote,
per lui mandare alla gente sua. E allora Amoroldo, sí come
cavalier ontoso, sí tende uno arco soriano, lo quale avea nella
navicella, e tiralo con una saetta avvelenata, e sí feri Tristano
nella coscia diritta; e appresso se ne ritorna a sua gente, e fa
levare lo campo, e si ritorna in suo paese. E quando la reina