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LA. GIOVENTÙ DI CATERINA DE* MEDICI. 81

ch’egli le aveva mostrati in quei difficili momenti. Quando, terminatoli lagrimevole assedio, le porte di Firenze furono riaperte, e cominciarono le proscrizioni in un modo, che rammenterebbero quelle di Mario e Siila, se nella storia fiorentina medesima le fazioni de’ Guelfi e de’ Ghibellini, nonché quelle degli Albizzi e dei Medici, non avessero somministrato esempi e confronti più vicini all’uopo, anche Salvestro Aldobrandini, il quale, come segretario della Signoria, aveva dovuto aggiungere la ratifica alla capitolazione conchiusa il 42 agosto 4530 nel campo imperiale, corse pericolo della vita. Sul principiar dell’assedio, con versi che presto vennero nelle bocche del popolo, aveva egli prestato pungenti parole al dolore che muoveva i cuori benfatti nel vedere la distruzione delle Chiese e dei sepolcri degli antenati, a cui un Papa, un cittadino spingeva altri cittadini. Se Clemente settimo, così terminavano i versi, riuscisse finalmente ad avere in mano sua la città, non sarebbe stato che per dare l’olio santo a lei moribonda. *® Ora si volse contro di lui l’odio de’ Palleschi: volevano la sua morte. Caterina però calmò primieramente Baccio Valori, di grande autorità in quel tempo, come plenipotenziario del Papa nelV esercito imperiale. Baccio obliò il rancore personale contro Salvestro, il quale già l’aveva offeso per mez^o d’una poesia satirica. Quindi si

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