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LA GIOVENTÙ DI CATERINA DE* MEDICI. 77

pollo mediceo dovesse legarsi ai merli del bastione più esposto, per vedere cosa ne direbbero le palle dell’Orango. Ma anche siffatta proposta andò a vuoto. I reggitori del Comune avevano troppo sentimento di umanità e troppo senno per cedere a tali parole; e pensavano inoltre che Caterina nelle roani loro era un pegno, ed un ostaggio, il quale avrebbe ritenuto il Papa dal giungere a risoluzioni estreme. Cion nonostante il pericolo in cui ella trovavasi non èra lieve.

Salvestro Aldobrandini nato di nobile famiglia, perito giureconsulto e uomo assennato e dabbene, allora cancelliere, e segretario della Signoria, venne mandato con tre altri commissari a cavare Caterina de’ Medici dalle Murate per condurla al convento di Santa Lucia, le cui monache, per esser favorevoli alla parte popolare, ispiravano maggior fiducia. I commissari accompagnati da una guardia cittadina, andarono al convento, e chiesero di veder P Abbadessa. Confusione e trepidazione regnavano là entro: si temeva che un gran male, se non la morte, sovrastasse alla fanciulla. A stento pervenne Salvestro ad eseguire la sua commissione; e molto ci volle innanzi che le monache venissero con Caterina alla grata del parlatorio. La fanciulla era vestita da monaca, e si era Catta al pari delle altre tagliare i capelli. L’incaricato le fece conoscere con benigne parole e con amiQhevde tuono. di voce