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LA GIOVENTÙ DI CATERINA DE* MEDICI. 67

posto il comune e i particolari, né la carestia che nella assediata città diveniva insieme col contagio di mese in mese ognor più tormentosa e devastatrice, né V impedimento ad ogni comunicazione coU’esterno, né le miserevoli scissure che con sembianza di giustizia portavano all’odio e alle pene capitali, né la tepidezza o V incostanza degli amici, e finalmente neppure Y aperto tradimento di quello che era alla testa delle cose guerresche, poterono domare l’animo del popolo, persistente nella difesa, costante nelle privazioni, lieto del sacrificare sé stesso. Alcuni predicatori di quelr ordine a cui era appartenuto Savonarola infiammavano viepiù questo coraggio, confortavano questa costanza: gli assalti venivano respinti, le sortite si tentavano, e con felice esito, le città del dominio venivano protette e riconquistate^ e fino all’ultimo momento, non ostante la soverchianza della forza, la decisione rimase sospesa. Quanto animosa però e gloriosa era la difesa sostenuta dai Fiorentini, altrettanto disperate erano le condizioni della città: la quale, a durare nella pugna finale in prò di quella libertà, impossibile oramai a salvare, dovè raccogliere le estreme sue forze, e suscitare le ultime vampe di quella elemento democratico, che lottava esso pur colla morte.

Era tuttavia capo del governo Niccolò Capponi, quando fu messo il sequestro su tutti i pos