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LA GIOVENTÙ DI CATERINA DB* MEDICI. itÒ

Il papa C lemente VII, sebbene, e per le sue più che -casalinghe abitutudini, e per l'esaurimento delle finanze romane, dovesse molto costargli, non si ritenne dalP assegnare a Caterina una splendida dote ; tanto, come dice il contratto , per riguardo al suo particolare amore verso quella nipote, quanto pure in considerazione allo splen- dore e alla grandezza della caìsa in cui stava per es- sere ricevuta." La sua dote doveva consistere in centomila scudi del sole francesi; inoltre, come in- dennizzazione per i beni fondi dell' eredità di suo padre ai quali ella rinunziava, era aggiunta la som- ma di trentamila. Cinquanta mila scudi dovevano essere sborsati subito a Marsiglia o a Lione ; gli altri, metà dopo sei mesi, metà dopo un anno. L'eredità materna che era rimasta a Caterina in Francia, naturalmente non aveva che fare con que- sta pontifìcia dote. Quel che il Papa le diede non fu dunque piccola cosa : Brantóme dicQ che conside- rando quel che V oro valeva nel tempo suo si pote- vano valutare a quattrocentomila scudi. Per im- prontare la somma Clemente dovè rivolgersi, come spesso avea fatto, alla banca degli Strozzi ; Filippo Strozzi gli sborsò ottantamila ducati. Il papa gli diede parecchi pegni, e fra gli altri un fermaglio da piviale per le^randi ceremonie, capo d' opera di Benvenuto Cellini, nel quale fra le altre pietre rare oravi un prezioso diamante. Sopra al diamante ve- dovasi Dio Padre coti manto ondeggiante, in atto