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gieri il bastone luogotenenziale con una lettera caratteristica, e così nel marzo del 1855 il Castelcicala di mala voglia accettò, ma non prima della fine di maggio, a causa della morte di sua moglie, potè andare a Palermo con l’unica figliuola, allora giovinetta.

Nato a Richmond presso Londra nel tempo in cui suo padre era ministro di Napoli in Inghilterra, ed educato nel collegio militare di Eton, donde uscì luogotenente dei dragoni, Castelcicala era rimasto inglese nei modi, nelle abitudini, nei gusti, ma non nella flemma che poneva in ogni atto della sua vita, per cui sembrava non avesse il criterio del tempo. Parlava non correttamente l’italiano e la sua lingua ordinaria era l’inglese; privo di attitudine negli affari di amministrazione civile, possedeva però molta lealtà e conoscenza del mondo. Entrato da giovane in diplomazia, era stato ministro a Berna dal 1825 al 1830, e a Berna aveva condotto a termine le capitolazioni, per le quali quattro reggimenti svizzeri furono assoldati dal Re di Napoli e presero il posto degli austriaci, venuti dopo Antrodoco. A Berna conobbe la signorina De Zeltner, figlia di un diplomatico svizzero e la sposò. Della signorina De Zeltner era invaghito il giovane incaricato d’affari di Francia, Drhuyn de Lhuys, ma ella preferì il diplomatico napoletano, il quale aveva l’aureola di Waterloo, alto titolo nobiliare e una grossa sostanza. Il Drhuyn de Lhuys sposò poi una cugina di lei. Castelcicala aveva avuta la missione di pacificare il governo di Napoli con l’Inghilterra, dopo le note ostilità per la faccenda degli zolfi, e fu mandato infine ministro plenipotenziario a Londra, nel posto coperto da suo padre. E qui piacemi riferire un aneddoto curioso. Andando a Londra, condusse seco, come aggiunto di legazione, il giovane Giuseppe Canofari, che fu poi ministro di Napoli a Torino negli ultimi anni del Regno. Passando per Parigi, andò a visitare il Re Luigi Filippo, che lo accolse cortesemente e lo invitò a pranzo, insieme al Canofari. Il principe, flemmatico in tutte le sue cose, giunse alle Tuileries con mezz’ora di ritardo. Il Canofari lo consigliò di regolare l’orologio con mezz’ora di ritardo, per avere, in tal modo, una scusa presso il Re. Il quale fu amabilissimo, facendo lui lo scuse se, dopo aver atteso venti minuti, la Corte era andata a tavola. Castelcicala attribuì allora la colpa del ritardo all’orologio che, tratto dal panciotto, aveva tra le mani. Si chiac-