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ne parlava liberamente, non prestandosi fede alle pietose attenuazioni ufficiose. Il primo Bullettino della salute di S. M. il Re N. S. apparve nel Giornale Ufficiale il 12 aprile, quando la gravità non si potè più nascondere, perchè il Re in quella mattina volle ricevere il viatico. Questo gli fu portato alle otto da monsignor Gallo in gran pompa, presente tutta la famiglia, tranne i figliuoli piccini. Uscì la processione dalla grande cappella, seguita dai dignitari di Corte, dai ministri e direttori. Il Re si levò con grande stento a sedere sul letto; e quanti lo videro, rimasero esterrefatti, perchè era l’ombra di Ferdinando II che loro si offerse dinanzi. La cerimonia fu spettacolosa e commovente. Erano presenti anche i fratelli del Re. L’infermo li fece avvicinare al letto, ed a ciascuno rivolse speciali preghiere. Raccomandò al conte d’Aquila di curare l’armata, e al conte di Trapani rivolse le stesse raccomandazioni per l’esercito. Solo al conte di Siracusa non disse nulla, ma lo tenne qualche minuto stretto al petto e lo baciò più volte, piangendo. Dal principe di Satriano e dal generale Ischitella, tutti e due presenti, volle la promessa che avrebbero assistito e consigliata negli affari il nuovo Re. Era chiaro che non si facesse più illusioni, preparandosi alla morte con rassegnata dignità.
Il primo bollettino, dunque, redatto alle nove e mezzo di quel giorno, diceva così: “La recrudescenza della malattia, annunziata ieri, si è molto aumentata nel corso sì del giorno come della notte, sino ad esservi stato bisogno questa mattina di prescrivere la somministrazione del Santissimo Viatico„. Portava le firme di tutti e sei i medici e chirurgi curanti, in questo ordine: Rosati, Ramaglia, Trinchera, De Renzis, Leone, Capone. In segno di lutto, dal 12 aprile rimasero chiusi tutti i teatri. I bollettini continuarono a pubblicarsi, quasi ogni giorno, sino al 27 aprile nella stessa forma nebulosa. Si parlava di miglioramento o aggravamento, di maggiore o minore accentuazione dei consueti fenomeni, ma dell’aggravamento non si conosceva la misura, i lievi miglioramenti si esageravano, e ogni linguaggio scientifico, per dare almeno un’idea precisa di questi fenomeni, era bandito. Cosi voleva la Regina, ed avvenne perciò che intorno a quella malattia si creasse una specie di leggenda. Il 22 aprile, apparve davvero una leggera migliorìa che per altro non assicurò punto i medici. Fra questi, godevano veramente la fiducia del Re,