Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/345


— 329 —

vani larghissima diffusione, e molti recitavano pagine intere di quel libro emozionante. Coloro, fra i librai, che riuscivano a far penetrare in Palermo l’Assedio di Firenze del Guerrazzi, facevano non iscarsi guadagni. Conosco frati in Palermo, mi scrive il Pitrè, ch’ebbero e lessero e fecero correre per lungo e per largo quel libro. Molto affiatamento era tra i giovani e i professori, e se ad ogni minaccia di dimostrazioni, l’ateneo era il primo ad essere chiuso e seguiva l’arresto di qualche studente, i compagni e i professori facevano a gara perchè fosse liberato. Tra i più attivamente cercati era quel grande audace di Cocò (Niccola) Botta da Cefalù, che noto come studente cospiratore, era costretto a barattare di continuo abiti coi fidi compagni ed a mutar sempre nascondigli, per sottrarsi alla vigile e sempre agitata polizia. Se l’insegnamento non era completo, ne libero; se molti professori erano mediocri; se mancavano i gabinetti e difettavano le cliniche, questo non impedì che venissero su uomini di valore. Oggi le cattedre sono cresciute, abbondano i professori nominati per concorso, i gabinetti sono largamente forniti, l’insegnamento è libero, ma l’Università siciliana ritrae tutte le magagne dell’Università italiana, in genere: è folla senza ideali, è fabbrica di laureandi, che aspirano al diploma, e se non l’hanno, tumultuano, abbandonandosi ad eccessi del tutto ignoti agli studenti di quarant’anni fa.


Col reale decreto del 7 maggio 1838 veniva estesa alla Sicilia la legge del 12 dicembre 1816 sull’amministrazione civile nelle provincie napoletane, uguagliandosi l’amministrazione dei municipi di Palermo, Messina e Catania a quella stabilita per la città di Napoli, ma conservandosi al sindaco di Palermo il titolo di Pretore, e di Patrizio a quelli di Messina e di Catania. Per effetto di quel decreto, il comune di Palermo fu amministrato da un Corpo di Città, composto del Pretore e di sei Eletti col titolo di Senatori, corrispondenti alle sei sezioni, in cui era divisa la città, coadiuvati da un cancelliere, da un controllo (ragioniere), un tesoriere e un archivario. Eranvi inoltre un maestro di cerimonie con alcuni paggi, un capitano della minuscola guardia urbana ed altri impiegati subalterni, nonché una cappella senatoria. Questo Corpo di Città ritenne il titolo di Senato, e il Consiglio, che poteva considerarsi come la di-