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ra i nobili e studiati argomenti ne’ quali, da eletti ingegni femminili, di gran lunga più degni del mio, si I svolge in questa ricorrenza del centenario di una diI vina ispiratrice, il grandioso poema della donna, non so quanto e come possa venir bene accolto, o cortesi signori, il tema comune, e direi quasi stemprato, che si analizza e si commenta tutti i giorni sotto gli occhi di tutti; quello della donna amante. Eppure, quest’argomento, così conosciuto, e spesse volte così condannato, credo necessario ed opportuno che si debba svolgere ed analizzare coscienziosamente, a fine di apprezzarne la grandezza e ricavarne ogni bene, per quanto è possibile.
La donna ispiratrice dell’arte, la donna italiana, la donna eroina, la donna d’ogni tempo, é sempre più o meno promettitrice di bene, ed ha sempre, attorno a sé, un’aureola splendidissima che la contorna, l’involge e la segue, come l’ombra il suo corpo. Ma la donna amante non ha sempre attorno a sé quest’aureola che la sublima; anzi, spesse volte, l'aureola si muta in caligine, e la donna, che dovrebb’essere tutta luce e tutta vita, si aggira miserevolmente fra le tenebre e la morte! Povera donna!
Eppure chi più della donna amante potrebbe cantare l'excelsior, e spaziare sempre in alto, per le infinite regioni della virtù e dell’amore, senza batter mai le sue ali frementi dì vita sul fango dell’obbrobrio e dell’abbiettezza? Ma in che modo sollevarla ed equilibrarla sempre in alto, in che modo salvarla dalle rovine del cuore?
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