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Questa esagerazione é, lasciatemelo dire, indegna di uomini seri e di un popolo civile (nuovi movimenti del pubblico).

Noi dobbiamo serbare in tutte le circostanze, anche nelle piú gravi, la nostra calma e la nostra dignitá, e dobbiamo dare al mondo civile la prova che noi sappiamo rispettare i diritti della giustizia, che sappiamo assolvere il compito nostro, senza lasciarci sopraffare da sentimenti di odio o di vendetta, da nessuna passione, che possa velare la nostra mente e fuorviare il nostro giudizio.

Purtroppo l’intromissione di passioni estranee nella causa presente si é rivelata, anche nella requisitoria che ora avete udita.

Imperocché il Procuratore Generale ha creduto di dovervi dire che la vostra indulgenza sarebbe una nota stridente nel plebiscito italiano di dolore. Egli ha creduto di dover alludere ad altri precedenti simili processi, e qua e lá ha dato a divedere una certa preoccupazione d’indole politica.

Voi dovete scacciare queste preoccupazioni dagli animi vostri: voi dovete amministrare giustizia con calma e serenitá. E quella stessa moderazione che a noi ci veniva raccomandata dal banco dell’accusa, io oso raccomandarla a voi.

Imperocché non crediate che coi verdetti eccessivi, colle condanne atroci si reprima il delitto. Noi abbiamo la prova del contrario, appunto nei fatti precedenti all’attuale, ai quali ha alluso il P. M. No! i gravi delitti non trovano un freno nella repressione. Certi gravi delitti, come l’attuale, rispondono a gravi problemi sociali (movimenti nel pubblico).

E questi problemi sociali devono essere studiati e risoluti con amore, con coscienza da tutti i buoni cittadini. No, non é la pena grave che cada sopra costui che possa trattenere altri a sacrificare la propria esistenza, per un’idea anche errata che sia nella loro mente, dal compiere i loro propositi; ed é una pericolosa illusione il credere come noi facciamo, che colpendo severamente un reato, noi ne impediamo altri. Pericolosa illusione perché essa ci di-