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libro sesto 343

Come i sassi dovríano, o a par del fumo
Star non potrían concolte e in grembo chiudere
144Gelide nevi e nembi di gragnuola.
Romoreggiano ancor sovra gli aperti
Piani del ciel, come talor sbattuto
147Fra pali e travi strepita disteso
Velario su’ teatri ampj, talora
Squarciato da importune aure svolazza,
150E il fragile fragor de’ fogli imíta:
Riconoscer di fatto anche nel tuono
Puoi simile romor di quando il vento
153Agita co’ suoi buffi e a l’aure sbatte
Fogli volanti o sciorinata veste.
Poichè avviene talor, che fronte a fronte
156Le nuvole così cozzar non ponno
Come correr di fianco, e per gran tratto
Radonsi i corpi con contrario moto;
159Onde un secco fragor l’aure ne tocca,
E tanto si protrae, fin che da quelle
Anguste regïoni escano al largo.
     162Così pure tremar sembran sovente
Scosse da grave tuon tutte le cose
E squarciarsi e balzar le mura immense
165Del mondo ampio ad un punto, allor ch’a un subito
Una conglomerata ira di vento
Lanciasi impetuosa entro a le nuvole,
168E colà chiusa con volubil turbine