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234 la natura

I dotti simulacri errano intorno,
1017Sì che a notte ne fan tripudj e giochi?
O questo è ver, che in un istante ascosi,
[M.]Come sentiam quando s’emette un grido,
1020Son molti istanti a la ragion sol noti,
Onde avvien che l’effigie in qual sia tempo
E in qual loco più vuoi stien preste ognora?
1023E, perchè tenui son, non può la mente
Veder ben, che le sole in cui si affisa;
L’altre, che vengon poi, si perdon tutte,
1026Fuor di quelle a cui tien pronta sè stessa.
E si tien pronta, e veder quello spera
Che segue ad ogni cosa, e però il vede.
1029Non osservi che gli occhi, allor che provano
Di scerner ben qualche sottile obietto,
Si stringono, si appuntano, si sforzano,
1032Nè posson senza ciò veder distinto?
Anche osservar tu puoi, che ciò ch’è in vista,
Se il pensier non lo apposti, assai lontano
1035E di tempo e di spazio esser ci sembra.
Perchè dunque stimar mirabil cosa,
Che, fuor di quelli a cui sè stesso appunta,
1038Sfugga a l’animo nostro ogni altro obietto?
Aggiungi, che talor da picciol segno
Inferïam gran cose, e da noi stessi
1041C’implichïamo de l’error nel laccio.]