Pagina:La Natura.djvu/218

218 la natura

585Tal che per visto abbiam ciò che da’ sensi
Visto non fu: chè nulla è più difficile,
Che scevrar bene i manifesti fatti
588Da’ dubbj che il pensier tosto vi aggiunge.
     Se non sapersi nulla altri poi creda,
Ei pur non sa, se ciò saper si possa,
591Quando non saper nulla egli confessa.
Con costui dunque il disputar tralascio,
Perch’e’ pone il cervel sotto a le piante.
594Ma, ov’anche a lui questo saper conceda,
Io gli domanderò, se ne le cose
Nulla ha visto di vero, e d’onde mai
597Ei sa il sapere e il non saper che sia,
Qual mai cosa creò la conoscenza
E del falso e del ver, qual fatto prova
600Che diversa dal dubbio è la certezza.
Troverai, che da’ sensi è in pria creata
La nozïon del vero, e che non puossi
603Ai sensi contradir; poi che altrimenti
Ritrovar converría ciò che, vincendo
Per sua propria virtù co ’l vero il falso,
606Mertar possa da noi fede maggiore.
Or, che del senso più di fede è degno?
Ragion che da fallaci organi è nata
609Potere avrà di contrastar co’ sensi,
Essa ch’è tutta a pien da’ sensi uscita?
Fallaci questi, ogni ragion fallace.