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86 eloisa battaglini


volontaria da quei mestieri così umili a cui la donna non si è sentita attratta, avendone trovati tanti altri più comodi e remunerativi.

In tutte le altre espressioni dell’enorme attività industriale ed agricola la donna ha preso il suo posto; talvolta rappresenta una percentuale minima; pur tutta via l’opera sua appare: perfino nelle costruzione delle navi di legno, nei grossi lavori da falegname, nei macelli per la lavorazione e la conservazione delle carni, per l’estrazione e la purificazione dei grassi, nelle concerie, nelle lavorazioni della ghisa del ferro dell’acciaio, nei lavori da fabbro, da ottonaio, da ramaio, nelle fabbriche di armi bianche, nelle grosse costruzioni metalliche per l’agricoltura e l’industria e per i trasporti aerei e terrestri, nell’industria della segatura, frantumazione e classificazione delle pietre, nella macinazione dei minerali, nei lavori alle fornaci di gesso, di calce di terracotta, di porcellana.

E poi nella lavorazione e nell’industria della seta, del filo, della iuta, della canapa, dei tessuti di maglia, degli oggetti di feltro; nella preparazione dei tessuti impermeabili, nelle manifatture di biancheria e sartoria la percentuale di lavoro femminile è elevatissima. E anche notevole il contributo delle donne nelle fabbriche di fiammiferi, nelle distillerie di alcool, nelle lavorazioni del caucciù, della guttaperca, dei concimi chimici ecc. Vi erano prima della guerra donne fra gli spedizionieri, i rappresentanti commerciali e perfino, addette al servizio delle chiese, 264 donne campanare.

Infine in tutte le lavorazioni agricole la donna aveva già la sua parte.

La classe dei giornalieri di campagna era in alcune province — nella Campania, negli Abbruzzi, nel Piemonte — più ricca di donne che di uomini. Su di una