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60 m. a. loschi


cognizioni e di dati — a volte duramente, noiosamente, acquisito — ho avuto la sensazione netta della necessità assoluta... di dover ricominciare — poiché non trovavo in me che ricordi slegati, nozioni incomplete, — solo illuminate da un caro, tenace ricordo — quello dell’unica insegnante in sei anni di scuola, che avesse saputo essere per noi anche sorella — madre — maestra di vita vissuta e di bontà. Da allora ho forse dimenticato il principio d’Archimede, l’estrazione della radice quadrata e... l’innesto degli alberi fruttiferi — ma le parole buone, piene di esperienza, di rettitudine, di realtà — le parole di Gida Rossi — ben nota oramai nel mondo pedagogico — sono rimaste fitte qui nella mente e nel cuore, e molte volte, nelle piccole e nelle grandi lotte della mia esistenza — queste parole, questi consigli, mi hanno assistita, come la migliore delle lezioni.

La sola scuola che prepari — non per merito d’in­segnanti o di programmi ma sopratutto per fatalità di cose, è la scuola mista, che abitua la donna alla consuetudine dei rapporti sociali fra i due sessi, al rispetto del proprio io, a una disciplina interiore senza stupide ipocrisie e ad una sana, ben intesa camaraderie che non fa dell’uomo — ai suoi occhi inesperti — nè il sublime eroe romanzesco, nè... l’animale pericoloso!

Tutte queste deficenze, che sfuggono generalmente ai profani — anche se direttamente interessati, acquistano una evidenza preoccupante per colei che è chiamata a sua volta nell’ambiente scolastico — non più fra i banchi — ma sulla cattedra.

E mi si perdoni se — ancora una volta — attingo le mie impressioni ai miei ricordi personali!

Ho vissuto e vivo in questo ambiente scolastico