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36 ester danesi traversari

Nel secolo dei diritti dell’uomo s’intravede infatti, come un necessario fenomeno sociale, nel secolo successivo, l’avvento dei diritti della donna. Victor Hugo lo ripeteva solennemente nel suo discorso pronunciato sulla tomba di Louise Julien, proscritta.

Stendhal al principio del 18° secolo si lamentava dello stato della donna e in nome dei vantaggi che ne verrebbero all’uomo stesso, ne invocava l’elevazione. Tolstoi scrive delle pagine indimenticabili sulla responsabilità dell’uomo verso la donna, sulla necessità di trasformare le sue condizioni di coscienza e sociali. E nei doveri degli uomini il nostro Mazzini afferma: «La vostra emancipazione non può fondarsi che sul trionfo di un principio: l’unità della famiglia umana. Oggi la metà della famiglia umana, la metà a cui noi cerchiamo ispirazione e conforti, la metà che ha in cura la prima educazione dei nostri figli, è, per singolare contraddizione, dichiarata civilmente, politicamente, socialmente ineguale, esclusa da quella unità. A voi che cercate in nome di una verità religiosa la vostra emancipazione spetta di protestare in ogni modo, in ogni occasione, contro quella negazione dell’unità. L’emancipazione della donna dovrebbe essere continuamente accoppiata all’emancipazione dell’operaio, dando cosi al vostro lavoro la consacrazione di una verità universale».

Si trasformavano intanto tutti i sistemi di vita. Questa «verità universale» trovava la sua reale affermazione anche nelle attuali necessità pratiche create dalla diversa vita sociale. Le nuove onde di libertà permettevano un altro rispetto delle volontà femminili così che i conventi non venivano più a rappresentare il rifugio di creature incerte del loro presente e del oro avvenire. Non erano più rare donne a sentire il