Pagina:La Donna e il suo nuovo cammino.pdf/175


oggi e domani 165

Il lavoro deve essere però considerato come mezzo di benessere necessario, non come fine supremo della esistenza femminile. E la valutazione da parte del­l’uomo del lavoro casalingo deve essere uno dei fattori della educazione nuova. Se il poter contribuire al bilancio domestico è piacevole e dignitoso, non bisogna dimenticare che assai spesso la prosperità di una famiglia è dovuta al lavoro oscuro, assiduo, costante della donna che la dirige. Se gli uomini avessero meglio valutato l’opera della donna casalinga, e l’avessero resa finanziariamente più libera e indipendente, molte madri di famiglia non avrebbero creduto di trovar la salvezza allontanandosi dalla casa per potersi procurare quel tantino di indipendenza economica, reso indispensabile dalle esigenze presenti. E io credo che, nel progresso dei tempi, la ragazza abituata fin dall’infanzia a lavorare e a produrre, porterà uno spirito nuovo di attività nella famiglia che potrà crearsi e non diserterà la casa se avrà la visione precisa che il lavoro da eseguire tra le pareti domestiche sia ugualmente fruttifero di quello fatto fuori. Le donne chiedono di lavorare fuori, quando si sentono troppo a carico di un uomo: e questo nuovo senso di dignità non va frainteso e dovrebbe anzi, mi pare, essere apprezzato. Qual’è l’augurio migliore che si possa fare ad una fanciulla di diciotto anni? che si mariti bene, che abbia una casa, che si crei dei figli.

Abbiamo però noi approfondito a bastanza il dovere di preparare le ragazze alla maternità, alla educazione dei figli?

L’esser madri non s’insegna; ma il pregiudizio ci fa ancora dire che l’istinto ci fa essere buone madri. Ah no! se noi approfondiamo l’onore serbato a noi donne di dare materialmente la vita ad un altro essere