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oggi e domani 161

Dobbiamo considerare la guerra come un esperimento duro; ma le visioni nuove che ci ha dato la guerra devono rimanere bene impresse nella nostra mente. La guerra ci ha sconvolti tutti: ha distrutto da quattro a cinque milioni di uomini; infinite ricchezze; innumerevoli illusioni. L’Italia traversa dure prove durante la guerra; assai più ne dovrà traversare dopo. Tutto ciò che rimarrà deve essere destinato alla produzione. Senza pretendere a economista, si può dire che gli alti prezzi non finiranno presto. E perchè il paese si rafforzi, si dovrà produrre più da tutti per tutti.

Il lavoro sarà la base del nuovo assetto economico. E la donna non potrà più essere assente dal lavoro di produzione, atto a creare la prosperità del paese.

Ma il lavoro femminile dovrà essere organizzato, disciplinato, corretto. Stiamo in guardia che quest’onesto sentimento non trascini le donne a una schiavitù più amara di quella di cui vogliamo liberarla. Il lavoro deve essere adatto alla donna, non ne deve deprimere l’organismo e la mente.

La guerra ha imposto ogni genere di lavoro: e sia benedetta qualsiasi fatica, qualsiasi stilla di sudore che abbia contribuito all’onore d’Italia. Ma che questo periodo appaia ai nostri occhi, come in effetti è, un periodo di rivoluzione; e siamo caute nell’indicare alle donne la via da seguire nell’avvenire. Noi parliamo volentieri di donne trastullo degli uomini: ma vi siete mai fermate a considerare la gran massa del nostro popolo dove le donne non sono il trastullo dei loro uomini, troppo miseri e troppo oppressi per concedersi il lusso di un trastullo? Su esse pesa ogni fatica, ogni dolore, ogni pena. Dal preparare la magra minestra alla cucitura degli abiti e rassetto di casa, per giungere poi alla maternità dolorosa senza cura