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il nuovo orientamento della donna ecc. 111


del resto — che, guardando il viso solcato, esclamasse: «Questi brutti segni io non li ho!». Sarebbe vero, e potrebbe darsi anche che i «segni» del soldato non fossero tutti di ferite gloriose — potrebbe darsi che quel soldato avesse anche riportato nell’anima qualche solco non bello, perchè non è solo il « bello » che la guerra insegna. E pure, comunque fosse, metteremmo subito una mano sulla bocca di quel bambino, perchè sarebbe sempre un soldato che avremmo dinanzi, uno tornato dal campo — che aveva sofferto per noi — speso la vita sua, perchè la nostra aumentasse! Sono uscita, Signori, dal linguaggio giuridico, e pure non so come comunicarvi meglio che con questa figura l’essenza di quella parte della lotta inglese che più ha suscitato critiche in Continente. Bisognerebbe forse conoscere molto bene l’Inghilterra e tutta la sua storia politica per intendere tutto. Mi limiterò per ora a ricordarvi che il suffragio femminile inglese è ormai un fatto compiuto — che porterà seco certo un gran bene non solo in Inghilterra ma, per ripercussione, in molte altre parti del mondo, e a tutti, tutti che hanno in qualsiasi modo contribuito alla sua conquista, mi pare potrebbero bene essere assegnate e le larghezze e gli onori di guerra.

E compiuta così la breve cronaca dei passi che hanno condotto la donna inglese alla presente sua posizione nello Stato, passerò ora a parlare della sua influenza in politica estera. Ho detto che nella politica interna essa riflette sempre la passione della madre — passione purificatrice e protettrice. Nella politica estera — specie nelle questioni di guerra e di pace — per chi ha l’intuito per vedere fin in fondo, il suo carattere non apparirà tanto diverso. Sarà sempre vitale, e in poche sarà possibile di ridurla a partito. Dire, per esempio, come spesso si sente dire, che le