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92 eloisa battaglini


Molti ostacolano il lavoro femminile, perchè temono che la maggior libertà, data necessariamente dal lavoro, alla donna possa esporla più facilmente a pericoli. Per conto mio credo che i chiavistelli servano solo a creare delle illusioni e che la donna cosciente di sè, responsabile della propria vita, sia men facile preda. E poi noi vediamo che, oggi stesso, in paesi dove essa è molto più libera di quanto non sia da noi, certi inconvenienti non sono da deplorarsi, per la maggiore moralità degli uomini. Impari l’uomo a rispettare la donna nel lavoro, a comprendere la bellezza di questo sforzo di emancipazione dalla dura necessità del suo aiuto quotidiano, a cui la donna tende solo per riserbargli più pura, più sana la sua dedizione, nell’ora in cui il cuore parli. Poiché — e qui tocchiamo invero al punto più importante della questione — l’uomo teme che la donna — attratta dal lavoro fuori della cerchia famigliare; allettata da altri scopi, si allontani dalla sua missione di maternità. A distruggere questa inutile preoccupazione basterebbe l’esame delle finalità del movimento femminile. Le esagerazioni di certi programmi non vanno tenute in conto: esse sono il risultato inevitabile di ogni periodo di transizione: scorie destinate a cadere, per lasciare l’impero all’idea centrale, l’unica che valga. Che cosa vogliamo noi? Noi chiediamo per tutti, uomini e donne, una vita regolata sui principi ammessi come base di ogni nazione civile; principi di libertà, principi di giustizia; noi vogliamo che ognuno sia condotto ad assumere tutte le responsabilità della vita, senza compromessi, senza restrizioni mentali. E poiché la donna nuova deve essere educata a questa scuola, di che si teme? La vita così intesa assurge all’altezza di missione: oltre che per intimo istinto, la donna sarà