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terie, ed a’ Riti Ecclesiastici, possono esser di scandalo a’ più circospetti, per quella riverenza ch’è dovuta da tutti alle cose sacre; la seconda era sondata nello scrupolo corsogli per la mente di contravvenire alle leggi della carità verso il prossimo col mettere in pubblica derisione il Soggetto, del quale ha scritto, sebbene in ciò può egli forse aver supplito abbastanza col cambiamento del nome, onde altri nol riconosca.

E a dire il vero, e l’uno, e l’altro degli accennati motivi son degni di un’animo, che professa esattamente i dettami del Cristianesimo, nel quale si pregia l’Autore di vivere, protestando, che questi suoi componimenti sono un mero sfogo di Poetico capriccio affatto discordanti dalla pietà dell’animo suo, imbevuto de’ Sacrosanti Dogmi della Cattolica verità, come sarà prontissimo sempre a testificare col sangue stesso; o che gli sottopone intieramente alla Censura de’ Superiori, detestando adesso per all’ora tutto quello, che dal giudizio loro infallibile sarà stimato per degno d’esser dannato.

E riflettendo, che questi sono più tosto scherzi di una penna, per trastullarsi, che sentimenti d’un cuore interno all’offesa d’altri, ti prego a credere, ch’egli non mi avrebbe permesso mai la libertà di rimandarlo alle stampe, se non si fidasse dell’ingenuità del suo cuore, che sopra trastullarsi coll’ingegno senza trascorrere colla volontà a denigrare nè pur col pensiero la fama incorrotta del suo decantato Protagonista.

Vivi dunque felice, mentr’io lasciar non voglio di ricordarti in difesa dell’Amico, che sebbene scrive con qualche licenza, può però dir di se stesso

Lasciva est nobis pagina, vita proba est.



L’EDIT;