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essendovi anche luogo a certa varietà di combinazioni; e passo senz’altro ad un’ultima forma, alquanto più modesta, che è quella del Corso nostro, e che ora potrà essere anche meglio intesa ed apprezzata.

Essa consiste nell’aggiungere al quadro organico dei corsi d’obbligo della facoltà alcuni corsi liberi, a titolo di complemento; e da ciò il nome di Corso complementare, con cui esso vi si presenta, e che ne esprime senz’altro il carattere e la posizione.

Non è una scuola completa di amministrazione, e che possa presumere di fare interamente da sè; — di fronte a que’ più larghi sistemi di ordinamento, che dianzi vi accennava, il nostro Corso non si argomenta di risolvere il problema dell’insegnamento politico-amministrativo, ma solo di agevolarne l’assunto alla facoltà; — al posto di quelle due combinazioni, cioè di una facoltà speciale politico-amministrativa che stia da sè, e di una facoltà giuridico-politica a doppio ordine di studî e doppio diploma, esso mira (in termini più assegnati) ad attuarne una terza, mediante un insieme di lezioni e di conferenze, rivolte ad afforzare e promuovere l’istruzione in questo speciale indirizzo.

Con che, non soltanto si rispetta l’integrità della facoltà, di cui il nostro corso non è che un organo ausiliario; ma si rimane strettamente nei limiti del regolamento di essa.

Questo indica infatti fra i corsi che potranno istituirsi, la scienza dell’amministrazione e quella delle finanze; la storia dei trattati e la diplomazia; la contabilità di Stato. — E non vuol punto dire che, occorrendo, non ve ne possa essere qualche altro, di conformità alla legge del 1859 e al regolamento generale universitario.