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248 guelfo.


a cui è probabilmente connesso ol. wouw. Quanto all’origine prima del vocabolo ger., il cui tema è vijan, vîjan, il Grimm crede che sia da ricondurre a vb. aat. mat. wîhen da * wîhjan, tm. weihen, santificare, e che perciò il sostantivo significasse propriamente “l’uccello sacro”, a quel modo che in antichi canti di Boemia lo sparviere è chiamato krakug, krahulec “sacro”, e che il gr. ίεραξ, falco, avvoltojo, pare appartenere alla rad. di ἱερός, sacro. Ma questa interpretazione, secondo lo Schade, è poco verosimile, perchè nel Vocab. di S. Gallo è scritto uuijo e non uuihjo. Quest’ultimo germanista suppone piuttosto che l’uccello sia stato denominato dalle belle e lucenti ali; nel quale caso il vocabolo potrebbe essere affine a sans. vis, uccello, voyas, volatile. Ma lo Schade non spiega come il vocab. ger. significhi “ala, penna”. Altri invece lo annettono alla radice wi, cacciare, che appare in aat. weida, mat. wede, tm. Weide, “pascolo, cibo, caccia, pesca”; radice che si scorge anche in l. ve-nari, cacciare, e sans. , assalire. In questo caso il nome significherebbe “cacciatore”; e sarebbe stato causato dalla proprietà che l’uccello ha di dare una caccia spietata ad uccelli e pesci. Cfr. lit. wýti, weju, perseguitare, wajóti, inseguire. Corschat Gramm. d. litt. Spr. 327, 303. Altri pensano che aat. vijo, wîe sia la stessa cosa che wëho, che ricorre in wannewëho, ed ha lo stesso significato; ma lo Schade lo separa nettamente. Noteremo infine che il Faulmann lo riporta a vb. ger. wirgian [da aat. vîhan, mat. vîhen, combattere], che sarebbe stato causativo con signif. di “fare combattere”, e quindi avrebbe indicato “falco fatto a combattere”, per allusione ai falchi che s’ammaestravano a questo esercizio.

Guelfo, nome dei partigiani del Papato nel medio evo (Dante, Villani). Questo era in origine un nome proprio di parecchi Duchi della Casa Estense di Baviera, che verso il 1140 divenne nome prima dei partigiani di essa casa, poi di quelli della Chiesa a cui i Duchi di Baviera