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l’edera 43

voi siete frati randagi, andrete, verrete, ed io resterò sempre nel convento.

Donna Rachele sgridava suo padre perchè «figlio di Sant’Antonio» vuol dire bastardo, e perchè non voleva che i servi avessero a mormorare per la risposta significativa consigliata a Gantine.

Ma don Simone interveniva, sorridente e sereno come sempre:

— Lascia passare trenta giorni per un mese, lascia che dicano quel che vogliono, tanto il prossimo non è mai contento.

E la pace regnava nella famiglia.

Ma in quel tempo appunto cominciò l’esodo dei servi; prima uno, poi un altro, poi tutti. Rimasero soltanto Gantine e un servo pastore, chiamato zio Castigu perchè era un po’ scemo. Poi anche questo fu licenziato. La famiglia cadeva in rovina, precipitava sempre più giù, più giù, in un vuoto spaventoso.

I debiti di tre generazioni, i trecento scudi che don Simone aveva preso dalla Banca agricola, le cambiali in bianco di don Pilimu, gli interessi del duecento per cento dei debiti di Paulu, divorarono in pochi anni le tancas, le vigne, le greggie e i cavalli dell’intera famiglia. Donna Rachele piangeva e diceva: — Vedete, è stato come il fico d’india: da unifoglia ne son nate mille.

Sulle prime anche don Simone e zio Cosimu Damianu piangevano e si bisticciavano; ma col tempo si abituarono alla povertà e don Simone ritornò se-