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— Tu non mi hai ancora capito, Anna! La verità, la verità! Ecco tutto. Bisogna dire la verità e non preoccuparsi d’altro. Sarai castigata, o non lo sarai? Soffriranno ancora gli altri, per causa tua? Tutto questo non importa. Importa soltanto che tu vada dritta per la tua via.

— Farò quello che lei mi consiglierà, — ripetè Annesa.

Ma egli parve non udirla: si alzò, fece con le labbra una smorfia di stanchezza e di sofferenza, e continuò a guardar lontano.

— Oh, e ora non si tratta solo di questo, — riprese, con voce triste e bassa. — Il maggior castigo, Annesa, devi importelo da te. Vedi, il Signore non è crudele come son crudeli gli uomini. Egli dice a colui che è caduto: sollevati e bada di non ricadere. Egli dice a te, Annesa: Donna, ti ho aperto gli occhi, ho sgombrato la tua anima dalle tenebre come all’alba sgombro il cielo dai vapori notturni. Cammina, e non peccare mai più.

Ella sospirò e giunse le mani.

— Non peccare più... Non peccare più...

Le ultime parole del prete la commossero, più delle minacce e dei paragoni coi quali egli aveva infiorato il suo discorso.

— Non peccare più... — ripetè. — Ci ho pensato tanto in questi giorni, prete Virdis! Ho pensato che non voglio più peccare: non voglio più ingannare nessuno... non voglio più far del male a nessuno...

— Va bene, va bene!