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rono alcuni secondi; il pastore parlava, ella non udiva. Ella udiva soltanto il rombo dei tuoni che s’avvicinava: e le pareva che dentro il pugno stringesse, non un pezzetto di carta, ma un cuore pulsante, un’anima che urlava e spasimava. Che avveniva? Paulu non le aveva mai scritto. Perchè le scriveva, ora? Una buona o una cattiva notizia? Ella non dubitò che un istante: la notizia doveva essere triste. Ed ebbe paura di apprenderla troppo presto.

Una donnina seduta a cavalcioni su un cavallino bianco raggiunse la comitiva, e riconoscendo il figlio di Santus, cominciò a dar gridi di sorpresa e di gioja.

— Eccolo, sì; è lui! Ah, come sono contenta! No, non era possibile che un abitante di Barunei avesse ucciso il suo figliuolo: il nostro paese ne sarebbe rimasto infamato: anche nelle «canzoni» dei girovaghi sarebbe stato nominato e infamato, il nostro Barunei.

— Sta zitta, Anna Pica! — gridò Santus. — La tua lingua sembra un coltello.

Annesa si fermò automaticamente, come s’erano fermati gli altri, ma udiva solo il rombo del tuono, e nella sua mano sentiva la carta fatale: null’altro esisteva per lei.

Gli altri si mossero: attraversarono il paese: ella li seguì, si trovò in mezzo alla folla che a poco a poco s’era aggruppata intorno al pastore, stette ad ascoltare, sorrise. Una fiamma improvvisa, un tuono fortissimo, alcune goccie di piog-