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da quelli che sono vinti: per questa causa parte riscuotono danari, parte si appropriano alcuni terreni, dei quali i popoli vinti pagano loro ogni anno certe rendite, che fra tutte ben montano a più di settecentomila ducati. Mandano in que’ luoghi alcuni lor cittadini per camerlinghi, acciocché vivano magnificamente e vi stiano come nobili, tuttavia ne riportano buone somme nell’erario, ovvero le prestano a’ popoli vinti, nè le riscuotono, se non quando lo ricerca il bisogno: e di raro tutte intere. Di tali campi assegnano parte a quelli, che fanno per loro qualche pericolosa impresa, com’è sopra detto. Se alcun principe si apparecchia di assalire con armi il loro paese, con grande esercito gli vanno subito contra fuori dei loro confini, per non guerreggiare nel proprio paese: nè mai vengono a tanta necessità, che accettino nell’isola aiuto alcuno dagli amici.


Delle religioni degli Utopiensi.


Sono varie le religioni, non solo per l’isola, ma per le città ancora. Altri onorano il sole, altri la luna, altri alcuna delle stelle erranti. Alcuni venerano per sommo Dio qualche uomo, che sia stato egregio per virtù. Ma la maggior parte, i più prudenti dico, non adora alcuna di queste cose, ma pensa che vi sia una occulta, eterna, immensa ed inesplicabile divinità sopra ogni capacità umana, la quale con la virtù non con la grandezza si stenda per questo mondo, e tal Dio chiamano Padre. Da lui riconoscono l’origine, l’aumento, i mutamenti ed il fine di tutte le cose, ed a lui solo danno i divini onori. Gli altri tutti, benchè adorino cose diverse, in questo' parere concorrono, che vi sia un sommo Dio, il quale abbia creato il tutto, e con sua prudenza lo conservi, e chiamanlo in loro linguaggio Mythra 1. Ma discordano in ciò, che uno

  1. Secondo Erodoto altro non era fra i Persi antichissimi che