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nari anteriori, vola per l’aria in piccolissima figura. Tutto l’interesse si concentra in Roma e nei suoi attributi.

Giova infine ripetere brevemente quello che abbiamo veduto sui riversi dei denari illustrati. L’azione non vi è vigorosa né varia, limitandosi all’atto d’incoronare e di stringere la mano. Pertanto l’omogeneità e la semplicità dei concetti non esclude che i tipi siano bene diversi l’uno dall’altro.

La figura di Roma vi si trova disegnata prima in profilo poi in prospetto, vi sta tante volte in piedi quante assisa, ma siede sempre su trofei; una sedia curule poteva darsi al Genio del popolo romano ma non alla donna Roma. È stolata o vestita di corta tunica; non tiene mai lo scudo, attributo di Minerva, ma dall’altro canto non è mai inerme. Regge sempre un’asta, che può essere arme o scettro, inoltre è armata per lo più di elmo e parazonio. Alle armi s’aggiunge più tardi il simbolo dell’impero terrestre. Sui denari più antichi vediamo accanto a lei il nome ossia il gruppo della lupa; su quelli più recenti serve a caratterizzarla la presenza del Genio o la testa dell’animale di Marte. Non è mai rappresentata tutta sola, ma fra le figure, che l’accompagnano, c’è una bella e grande differenza; in principio non si trova neppure insieme con figure umane, ma colla lupa e col trofeo, poi Vittoria viene di preferenza sua compagna; nella classe delle personificazioni due sole sono le sue pari, il Genio del popolo romano e l’Italia; dall’altro canto non si trova che una volta in compagnia d’una divinità, per un concetto piuttosto greco che romano. Quantunque sia padrona del mondo, e Vittoria divenga infine piuttosto il suo attributo che la sua compagna, pure un culto divino non viene per niente indicato neppure sul denaro appena anteriore all’epoca augustea. Il tipo della Θέα Ῥώμη non s’incontra che nelle più recenti monete autonome dell’Asia minore. — Si è parlato finora delle sole rappresentanze di Roma