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Chi non sa immaginarsi quanto effetto dovessero produrre simili castighi in secoli bisognosi di credere e di pregare, pensi che avverrebbe se si chiudessero i teatri, i balli, i caffè nella nostra età, bisognosa di divertirsi, di cianciare, di spensare1.

Gregorio VII mitigò il rigore delle scomuniche, e mentre dapprima colpivano chiunque avesse a fare collo scomunicato, egli ne eccettuò la moglie, i figliuoli, i servi, i vassalli, chi non fosse abbastanza elevato per dare consigli al principe, e non escludeva dall’usare a questo gli atti di carità. Dopo ciò non fu parco di scomuniche a re prepotenti; ed oltre il polacco Boleslao, ne fulminò il normanno Roberto Guiscardo, che tardava a far della Sicilia omaggio alla santa sede, e che piegatosi al colpo, gli chiese pace e ne divenne protettore.

Cencio, prefetto di Roma, reluttava all’autorità sacerdotale, e viepiù dacchè il re fu in contrasto col papa, laonde da questo fu scomunicato. Ricco e poderoso quanto iracondo, e sperando così gratificare ad Enrico, penetra costui nella chiesa ove Gregorio compiva le imponenti e affettuose cerimonie della notte di Natale, e presolo pei

  1. San Pier Damiani avvisava Alessandro II di non precipitare colle scomuniche: san Gregorio ed altri pontefici non avere usato infliggerle alle moltitudini, se non quando si trattasse di punti di fede.
    «Porro nec beatus Gregorius vel ceteri patres, qui in apostolica sedis regimine floruerunt, hunc morem in suis reperiuntur observasse decretis, et vix eorum aliquando statutis anactema subnectitur, nisi cum catholicæ fidei clausula terminatur; quapropter si prudentiæ vestræ placet, hunc morem de cetero a decretalibus paginis amovere præcipiat».
    Il vescovo di Ermeland, nell’aprile 1872 esaminava gli effetti della scomunica, per rispondere al ministro del culto di Prussia che l’accusava d’aver turbato le coscienze appunto con una scomunica:
    1.° È di diritto naturale che ogni corporazione (la famiglia, la scuola, l’armata, il corpo degli ufficiali, la magistratura, ecc.) possa allontanare da sè un membro indegno e interdire agli altri membri un contatto che possa loro nuocere.
    2.° La scomunica si indirizza non ai cittadini, ma ai fedeli d’una stessa Chiesa; essa si riferisce non agli uomini od ai cittadini in quanto tali, ma ai cattolici in quanto cattolici; essa è dunque un interdetto religioso, una pena religiosa, una res interna Ecclesiæ.
    3.° La scomunica si riferisce ad atti che non sono prescritti dallo Stato, e quindi non ha conseguenze civili dannose. La Chiesa ha emanato una quantità di proibizioni analoghe a quella di frequentare gli scomunicati; essa proibisce, per esempio, di mangiar carne in certi giorni, di occuparsi nel lavoro in certi altri, di frequentare certi teatri, ecc. Da tutte codeste proibizioni possono risultarne dei dispiaceri