Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/448

424 illustri italiani

mal note». Malherbe non saziavasi d’ammirare l’Aminta1, e avrebbe dato (dice Ménage) tutto un mondo per esserne l’autore. In Italia il Tasso ebbe per lo meno tanti difensori quanti aggressori; e ruppero lancie per lui Giulio Gustavini, l’Iseo, Nicolò degli Oddi, Malatesta Porta, Alessandro Tassoni, Giambattista Marini, Camillo Pellegrini, Giulio Ottonelli, Paolo Beni. Che se il Salviati, anche col nome di Ormanozzo Rigoli, Orlando Pescetti, Giovanni Talentoni, Orazio Ariosto, Lodovico del Pellegrino, Francesco Patrizio, Gian dei Bardi, Orazio Lombardelli il combattevano, serbavangli però altissimo seggio, giacchè disputavano qual fosse superiore esso o l’Ariosto.

Ma l’Ariosto è il poeta del libero slancio, della fantasia apparentemente sbrigliata; rinterza quattro o cinque avvenimenti contemporanei, e tutto si fa perdonare colla lucida eleganza e l’animata soavità. Il Tasso non sa ribellarsi nè alla Crusca nè ad Aristotele nè all’opinione, ma si sottomette alle credenze, agli usi, ai precetti. L’Ariosto non bada nè ad Omero nè a Virgilio, ma al proprio capriccio; si ride del soggetto, degli uditori, di sè stesso; maneggia la lingua da padrone e padrone ricchissimo. Il Tasso s’assoggetta al desiderio de’ dotti contemporanei, che voleano ripristinar la grammatica e la poetica antica; non dà un passo se nol giustifichi cogli esempj; non un viluppo arrischia se non serva a tardare o svolgere l’azione principale; e il suo riprodurre i classici non consiste in reminiscenze, come avviene a Dante e all’Ariosto, ma in imitazioni fino al plagio; e quel continuo imitare elide l’impressione d’un’epica originalità. Canta armi e cavalieri, ma rimovendo l’ironia per ridursi sentimentale e galante; cerca lo splendore più che l’originalità e l’avventuroso; poeta della grazia artifiziata, della forma plastica inalterabile, povero nella lingua, zoppo nell’ottava, dando ai Secentisti l’esempio del descriver per descrivere e dell’iperbole. L’Ariosto esprime la reviviscenza pagana al tempo de’ Medici, con quell’innamoramento della forma esteriore, della vaghezza corporea, e la foga de’ sensi e della vita, e il barbaglio delle fantasie: disgusta colla lubricità studiata; non rispetta Dio nè la religione, osserva con ironia gli uomini

  1. Si suole dai nostri rimbrottare Boileau d’aver opposto à l’or de Virgile le clinquant du Tasse: ma già prima la frase era stata adoprata in paragone molto più basso da Leonardo Salviati nell’Infarinato Secondo, lamentandosi di chi pretende «agguagliare all’Avarchide il poema del Tasso, secondo che s’agguaglia anche l’orpello all’oro».