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176 in Ravello, che dà più giorni si difendeva egregiamente opponendo una mirabile resistenza (i). Ruggieri ivi con impeto grandissimo gli assali, li ruppe e pose in fuga, uccidendo e facendone prigionieri ben mille e cinquecento, e de’ due consoli, Alzopardo, e Cane, che li guidavano, uno fu ucciso, e F altro fatto prigioniero nella zuffa. La flotta combinata di Amalfi e Sicilia forte di 60 vele, entrata in cimento, mandò a fondo molte navi pisane, costringendo le altre a ripararsi prontamente in Napoli (2). Fu poi in occasione di siffatto spoglio che i Pisani involarono il prezioso codice delle Pandette di Giustiniano, che Fautore della storia civile e Angelo Poliziano (3) credettero lo istesso originale fatto compilare da quello imperatore. — Fa meraviglia diceva Giov: Andrea de Giorgio (4)) come in tanta lontananza di tempo si avessero potuto quelle cartoline mantenere intatte senza essere neppure toccate da’ tarli mentre T edace tempo non risparmiò i più superbi edifizj romani. Appellavansi allora Pandette Amalfitane^ giacché ivi conservavansi per acquisto fattone forse da mercatanti paesani col continuo traffico del levante comechè in Italia quasi disusate, ove sotto altri statuti fatti e da’ Goti ^ e da’ Longobardi e (1) Capacci HÌ8t«Neap. 1. a. p. 679. (2) Ab. Telesin. toc. citat. — Chron. Cavens. in an. 11 35. (3) Ang. Folit. lib. 10 epint. i4> (4) De Giorgio, in a. part. repetift. feudal. cap. 1. de feuia sine culpa non amitiendo,» In hoc admirandum cognosctmus injuriam temporis magnis aedificiis, thermisque Bomanornm non pepercissr, le?ibu«tanicn paj^inis, ìu quibus tanhini >us erat conscrrptum, offcere non ^potuÌMse, nec lincam eas corrodere yaluisse.