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58 capitolo iv


l’attacco dei Turchi, ed il Moldavo scriveva al Papa per rammentargli il dovere di far che «i potentissimi rè e principi si adoperassero nella difensione della cristianità contro i perfidissimi Infedeli». Venezia stessa, a cui Stefano domandava anche un medico per curar la ferita al piede, riportata nel primo tentativo contro Licostomo, invocava altamente «l’animo e l’intenzione piissima, religiosissima, costantissima ed intrepidissima contro il comune nemico». Le relazioni sul gran successo ottenuto nel gennaio gli meritarono il titolo di «uomo che il Cielo stesso aveva mandato (hominem celitus excitatum), in stato, non soltanto di difender i cristiani, ma di preparar ed adempir anche la loro legitima vendetta». La Signoria scriveva nel marzo del 1476 a colui che Sisto IV doveva dichiarar «l’atleta del Cristo» in questi termini: «O fossero gli altri principi cristiani con tale animo e volontà, oppure avessi tu stesso la forza corrispondente alla tua magnanimità!»1

5. Già aspettava Stefano l’invasione del Sultano stesso. Dagli Ungheresi e dai Polacchi, i di cui rè ambivano la suzeranità sulla Moldavia, non si poteva aspettar nessun aiuto notevole: nel combattimento di

  1. „Utinam vel tali animo et voluntate reliqui essent principes cliriştiani, vel solus tantum haberetis virium quantum magnitudini animi vestri conveniret!“(Hurmuzaki, Documente, VIII, p. 7: risoluzione del Senato veneto; 6 marzo 1475).